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Un pugno nello stomaco?

12.02.2024

Rifletto sulle volte in cui mi sono trovata di fronte a una difficoltà imprevista, a tutti quei momenti in cui ho sentito un pugno nello stomaco che mi ha reso impotente e spaventata. La mia prima reazione è stata lo sconforto e l'immobilità. La paura, l'incertezza e la solitudine di quei momenti hanno riempito la mia mente di pensieri negativi e avvilenti che bloccavano ogni possibile reazione positiva alla situazione.

Quanti brutti scherzi gioca l'emotività! 

Effettivamente è quasi impossibile reagire positivamente quando siamo inondati dalla paura, soprattutto se questa ci blocca impedendoci di sentire e di comprendere appieno quello che stiamo vivendo. 

Non vorrei sembrare banale o offrire consigli più facili a dirsi che a farsi quando siamo nel pieno di una situazione negativa.

Il mio intento è quello di portare l'attenzione all'ascolto di sé stessi, affinché ognuno possa darsi le proprie risposte. 

Stare con quello che c'è è il primo passo del processo di consapevolezza che non è immediato. È un processo che prevede delle fasi che coinvolgono l'intero essere su più livelli.

Si può partire dal piano mentale o emotivo per passare a quello spirituale, passando dal linguaggio verbale e non verbale del corpo, per essere integrato in un unico sentire, che chiamiamo appunto consapevolezza del presente.

Quando entriamo in contatto con noi stessi in questo modo, il sentire funziona come una bussola che ci orienta. Tutte le emozioni primarie, anche quelle che chiamiamo negative, hanno una funzione salvifica, ovvero quella di preservare la vita.

La paura ci sta comunicando che ci troviamo di fronte a un pericolo, che sia reale o apparente, il nostro essere lo percepisce come pericolo e quindi diventa necessario proteggersi. Quando siamo al sicuro e ci possiamo rilassare, possiamo attivare risposte proattive e strategiche alla situazione.

Questo è il momento giusto per porre l'antidoto del coraggio alla paura: "Ce la posso fare!" Ripetere questa frase a noi stessi infonde speranza e libera energie sufficienti per affrontare la sfida, prendendo consapevolmente atto di ciò di cui abbiamo bisogno, valutando le risorse a disposizione, chiedendo aiuto se necessario e analizzando la situazione per adottare nel tempo una strategia consona alla risoluzione.

Quando entriamo in contatto con noi stessi in questo modo, possiamo accogliere le nostre difficoltà come faremmo con un bambino indifeso ed aiutarci a camminare con le nostre gambe, magari insieme a qualcuno che per un po' ci accompagna, fino a che non siamo pronti a farlo da soli.

Essere in contatto con ciò che sentiamo significa imparare a conoscerci e ad accogliere tutte le parti che ci caratterizzano, anche quelle che non ci piacciono. Significa anche riconoscere i nostri bisogni e i nostri desideri e muoverci per soddisfarli e creare nuove realtà.

"Ce la posso fare" diventa una frase magica per acquisire potere, che significa anche mettere in luce tutte le nostre potenzialità e le nostre risorse, per esprimere in maniera autentica chi siamo e prendere il posto nel mondo che meritiamo.

Insieme ce la possiamo fare, meglio! 

Alessandra Ricciardella

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